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la cattedrale di messina

Il duomo di Messina è uno dei più antichi, ma anche dei più nuovi d’Italia. Terremoti e incendi hanno drammaticamente punteggiato la sua esistenza, condividendo la storia della città, colpita più volte da sismi disastrosi: l’ultimo, quello memorabile del 1908, fece più di 60mila morti.
La costruzione della cattedrale si ritiene ultimata verso il 1150, in epoca normanna, ma la sua consacrazione avvenne sotto gli Svevi, il 22 settembre 1197, alla presenza dell’imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e di sua moglie, la regina Costanza, ultima principessa normanna che portò in dote il regno di Sicilia. 
Da allora il duomo è stato modificato più volte; lo stravolgimento maggiore si ebbe nel ‘600, sotto il dominio spagnolo, quando la purezza essenziale delle line medievali venne appesantita da stucchi e decori barocchi. Soltanto negli anni ’20 del secolo scorso, in occasione della ricostruzione dopo il terremoto del 1908, venne restituita alla chiesa l’originaria sobrietà propria delle cattedrali normanne. 
Tra manomissioni, interventi e modifiche, il duomo continuò la sua storia fino a quel terribile 13 giugno 1943, quando finì sotto i bombardamenti americani: l’incendio che ne seguì portò alla distruzione dell’interno e di tutto l’apparato decorativo. L’opera di rifacimento, secondo le linee tracciate nei restauri degli anni ’20, fu rapida. Già nell’agosto 1947, grazie alla tenacia dell’Arcivescovo di Messina, Angelo Paino, la chiesa venne riaperta al culto e insignita del titolo di Basilica da Papa Pio XII.

particolari architettonici interessanti

La visita al duomo inizia con i tre portali tardo-gotici originali

 Il più importante è quello centrale: un prezioso e intricato ricamo di pietra in cui spiccano motivi religiosi e profani, scene di vita quotidiana e agreste; fu realizzato fra il ‘300 e il ‘500. Il portale di sinistra, del ‘400, mostra invece una vergine benedicente, incastonata fra motivi animali e vegetali. Quello di destra, più essenziale, datato 1518, presenta nella lunetta la figura di S.Placido. La chiesa possiede anche due portali laterali di pregevole fattura sulle fiancate, entrambi realizzati nel 1545.

All’interno, la pianta basilicale è scandita, nella navata centrale, da due serie di 13 colonne. Lo slancio degli archi a sesto acuto accompagna lo sguardo verso le capriate lignee del soffitto, ridipinte dopo il ’43 ispirandosi ai giochi di colore arabo-bizantini. In fondo, nell’abside centrale, emerge l’imponente mosaico del Cristo Pantocratore (termine greco che significa “benedicente”), fedele riproduzione di quello trecentesco.

Dodici cappelle delle navate laterali (sei per lato) sono occupate da statue raffiguranti gli apostoli. Il progetto originario dell’allestimento è opera del Montorsoli; le statue originali sono state realizzate fra il ‘500 e il ‘700, ma purtroppo sono andate distrutte durante l’incendio seguito ai bombardamenti del ’43; quelle attuali non sono altro che copie realizzate da diversi artisti e per questo contestate da più parti.

La chiesa è chiusa dal transetto, dove è collocato un grandioso organo polifonico, uno dei più grandi d’Europa e secondo in Italia solo a quello del duomo di Milano. Si compone di cinque tastiere, 170 registri e più di 16 mila canne!! Dietro l’organo si può notare la lastra tombale dell’arcivescovo inglese Richard Palmer (1195), la scultura più antica presente nella cattedrale. 
L’altare maggiore, dedicato alla Madonna della Lettera, patrona di Messina, è realizzato come una macchina scenica a baldacchino, adorna di marmi e rame dorato. Alla sua realizzazione, iniziata nel 1682 e terminata nella seconda metà del ‘700, contribuirono fra gli altri anche Pietro Juvarra e Guarino Guarini.

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